sabato 3 gennaio 2015

In Piemonte, i siti "Patrimonio Mondiale dell’Umanità"

L’Unesco è l’Organizzazione delle Nazioni Unite che attraverso il sostegno all'istruzione, alla scienza, alla cultura e all'informazione promuove i valori della pace e della comprensione tra i popoli e le nazioni, promuove i diritti umani e le libertà fondamentali contenute nella Dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo. L’Organizzazione, costituita nel novembre 1946, ha tra i suoi compiti quello di tutelare, salvaguardare e proteggere i siti storico-culturali e naturalistici mondiali, ritenuti di grande rilevanza per l’umanità e le generazioni future. L’Unesco periodicamente individua i beni culturali e naturali che necessitano tutela e li iscrive in una apposita lista, o “World Heritage List”, che li fregia del riconoscimento di beni “Patrimonio Mondiale dell’Umanità”.

L’Italia è attualmente la nazione che detiene il maggior numero di siti Patrimonio Mondiale, ben 50, di cui 4 nella sola regione Piemonte. (I beni Patrimonio dell’Umanità in Italia)

Il primo sito piemontese ad essere entrato nella prestigiosa World Heritage List è stato il sistema delle Residenze Sabaude nel 1997. Quella che viene definita la “Corona di Delizie” è un insieme di Palazzi, Dimore e Castelli che dal centro della città di Torino si estendono al territorio circostante: un mix di grande valore storico e architettonico, testimone di un importante periodo storico sia per il Piemonte sia per l’Italia, connesso in modo particolare con gli avvenimenti del Risorgimento e dell’Unità d’Italia.
Nel centro di Torino sono riconosciuti Patrimonio Mondiale: Palazzo Reale, Palazzo Madama, Palazzo Chiablese, Palazzo Carignano, l’Armeria Reale, l’Archivio di Stato, il Castello del Valentino e la Villa della Regina. Fuori città e nel resto del Piemonte si trovano il Castello di Moncalieri, la Palazzina di caccia di Stupinigi, la Reggia di Venaria Reale, il Castello alla Mandria, il Castello di Rivoli, il Castello di Agliè, il Castello di Racconigi, il Castello di Govone e l’Agenzia di Pollenzo.

Nel 2003 l’Unesco iscrive nella lista del Patrimonio Mondiale il sito dei “Sacri Monti del Piemonte e della Lombardia”.
La tradizione dei Sacri Monti nasce nelle valli prealpine sul finire del XV secolo, per offrire ai pellegrini un'alternativa più sicura rispetto ai pellegrinaggi in Terra Santa, luoghi divenuti, già nel tardo Medioevo, poco sicuri perché passati sotto il dominio dei turchi.
Sono percorsi devozionali, realizzati su alture, lungo i quali vengono costruiti gruppi di cappelle, calvari ed edicole, eretti fra il XV e il XVII secolo, integrati in ambienti naturali e paesaggistici suggestivi, che narrano episodi delle Sacre scritture e delle vite dei personaggi della Cristianità, attraverso il sapiente uso di statue, affreschi e pitture. Il visitatore osservando le diverse scene riprodotte si sente fortemente coinvolto dallo spettacolo raffigurato e quasi parte di esso.
Il maggiore e più antico dei Sacri Monti dell'arco alpino è il Sacro Monte di Varallo .
In Piemonte è possibile visitare 7 siti: Bielmonte, Crea, Domodossola, Ghiffa, Oropa, Orta e Varallo. 
In Lombardia 2 siti: Ossuccio e Varese.

Nel 2011 il Piemonte vede riconosciuti dall’Unesco i Siti palafitticoli preistorici di Viverone (TO) e Mercurago, Arona (NO). La valenza archeologica di questi due siti, importanti abitati palafitticoli dell’età del Bronzo, è data dalla ricchezza di manufatti ritrovati, dalla complessità delle strutture e dalla cruciale testimonianza che ha permesso agli archeologi di migliorare le conoscenze sui contatti umani e commerciali intercorrenti tra l’Italia e l’area transalpina nell’età del Bronzo.
Questi due siti piemontesi fanno parte della serie di Siti palafitticoli preistorici dell'arco alpino, iscritti nella World Heritage List, in tutto 156 siti, di cui 25 in Italia, serie che si estende sui territori di sei paesi tra cui Svizzera, Austria, Francia, Germania, Italia e Slovenia. 

Nel giugno 2014 il Piemonte vede riconosciuti dall’Unesco i Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, la fascia collinare del sud Piemonte, portando così in Italia il 50° sito nazionale iscritto tra i beni Patrimonio dell’Umanità. 
Distese collinari coltivate a vite, paesaggi che sono il risultato dell'azione combinata della natura e dell'uomo, antichi borghi e castelli. Queste sono le aree di produzione di rinomati ed eccellenti vini come il Barolo, il Barbaresco, l’Asti Spumante e il Barbera, frutto di una profonda conoscenza dei vitigni qui coltivati da secoli e risultato di un ricco patrimonio di saperi e tecniche. Saperi e tecniche “popolari” che ci hanno tramandato le particolari architetture degli Infernot, piccoli vani ipogei appendice delle cantine, scavate a mano dai contadini nei lunghi inverni monferrini, ricavate nella morbida roccia della “pietra da cantoni”, simile al tufo. Grazie alle particolari caratteristiche di questa pietra, che mantiene temperatura e umidità costanti tutto l’anno, gli Infernot sono luoghi perfetti per la conservazione domestica delle bottiglie di vino pregiato e delle vivande. 
I Paesaggi Vitivinicoli di Langhe, Roero e Monferrato, si legge nella motivazione ufficiale dell’iscrizione, sono “una eccezionale testimonianza vivente della tradizione storica della coltivazione della vite, dei processi di vinificazione, di un contesto sociale, rurale e di un tessuto economico basati sulla cultura del vino. Costituiscono un esempio eccezionale di interazione dell'uomo con il suo ambiente naturale”. 

Bibliografia/Sitografia
- UNESCO 

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